Giorno 1: Partenza e i primi imprevisti
Il viaggio inizia con un dettaglio fondamentale: io, Chiara, sono ipovedente, ma mia mamma, Elena, vede. Non è un ostacolo, ma piuttosto un invito a vivere questa avventura in modo diverso. La mia finestra sul mondo sarà la voce di mia mamma, anche se, come scopro subito, tra una preoccupazione e l’altra, a volte è difficile seguire la sua narrazione.
L’aeroporto è un microcosmo di caos e di emozioni: il brusio costante delle persone, il ronzio lontano degli altoparlanti che annunciano voli in partenza e arrivo, l’odore pungente del caffè che si mescola con quello più dolce delle pasticcerie. Laura, già nervosa, cerca di gestire la fila al check-in con una precisione quasi militare. Io, intanto, mi concentro sui suoni e gli odori, cercando di non farmi sopraffare dalla frenesia. Il nostro volo è previsto per le 15:45, ma Laura è convinta che dovremmo essere già al gate. Mentre cerca di districarsi tra il tabellone elettronico e la folla, perde per ben tre volte i nostri documenti. Ogni volta, con una calma che non è la sua, riesce a recuperarli, mentre io cerco di tranquillizzarla con parole che non mi sento del tutto convinta.
Alla sicurezza, mi fanno togliere la giacca e mi perquisiscono con una meticolosità quasi comica. “Non trasporti armi nucleari, vero?” scherza l’addetto, ma io sorrido appena. Il paradosso di non poter vedere chi mi sta toccando con tanto zelo è surreale, e per un attimo mi chiedo cosa stia davvero succedendo. Laura mi rassicura con una carezza sulla mano, la sua presenza è il mio ancora di salvezza.
L’aereo emana quel tipico odore di metallo e plastica, un sottofondo acre che si mescola con il profumo del cibo riscaldato. Laura cerca di descrivermi l’aspetto della cabina: “È grigia, ma con riflessi blu nelle luci, e i sedili sono di una stoffa che sembra velluto, ma con una superficie lucida.” Durante il volo, Laura si sforza di raccontarmi qualcosa del panorama: “Vedo nuvole sparse, sembrano cotone in movimento. C’è il sole che filtra tra di loro, fa tutto dorato.” Immagino tutto ciò con l’aiuto delle sue parole, mentre l’aereo solca il cielo verso la nostra destinazione.
Atterriamo in Cina nel tardo pomeriggio, e l’aria è subito diversa: calda, umida, intrisa di spezie sottili, odore di benzina, di cibo e di fiori. L’atmosfera è carica, vibrante, e mentre ci avviciniamo all’uscita dell’aeroporto, Laura cerca di descrivermi il fermento intorno a noi: venditori ambulanti che offrono souvenir e snack, tassisti che suonano il clacson con insistenza, e il brusio costante di una città che non smette mai di muoversi.
Giorno 2: Pechino e i sapori del caos
Pechino è una città che non dorme mai, e me ne rendo conto subito. La giornata inizia con un profumo penetrante: cumino, aglio arrostito, carne speziata e un vago sentore di tè verde. Camminiamo per le strade affollate, e Laura cerca di dipingermi il paesaggio urbano. “Ci sono insegne luminose con caratteri rossi e dorati, è tutto un turbine di luci che risplendono contro le facciate dei negozi,” mi dice mentre ci avviciniamo a una bancarella di street food.
Il mercato è una sinfonia di suoni: il clangore delle padelle, le grida acute dei venditori che cercano di attirare i clienti, e il brusio incessante di una città che sembra non fermarsi mai. Laura mi guida tra la folla, spiegandomi i colori dei tessuti: “Sono vivi, vivacissimi, con tonalità che spaziano dal rosso acceso al blu notte, passando per l’oro e il verde smeraldo.” Io cerco di concentrarmi sugli odori e sui sapori. Annuso un tappeto pregiato e decido che il suo aroma, di lana grezza e terra, è più interessante di qualsiasi descrizione visiva.
Per pranzo assaggiamo jianbing, una sorta di crêpe cinese ripiena di uova, coriandolo, salsa hoisin e un tocco di peperoncino. Il gusto è un’esplosione di sapori: il salato, il dolce e il piccante si fondono in modo sorprendente. Laura è entusiasta: “È il perfetto equilibrio di sapori, non trovi?” Io le sorrido, pensando che ogni morso è una piccola scoperta, un tassello di questa cultura incredibilmente ricca.
Nel pomeriggio visitiamo la Città Proibita. Laura mi guida attraverso gli enormi cortili e le maestose strutture, descrivendo l’architettura con dovizia di particolari: “Le mura sono altissime, dipinte di rosso acceso, e i tetti dorati scintillano alla luce del sole.” Io ascolto, cercando di immaginare ogni dettaglio con l’aiuto delle sue parole. Ogni passo tra quei corridoi è un tuffo nella storia millenaria della Cina, e per un momento, sento di essere parte di quel passato.
Giorno 3: La Grande Muraglia e tè antichi
Oggi affrontiamo una delle meraviglie del mondo: la Grande Muraglia. L’aria è frizzante, leggermente pungente, con il sottile odore dei pini che crescono lungo le pendici. La salita è faticosa, ma ogni passo è reso più sicuro dalla stretta mano di Laura. “Stiamo camminando su una delle costruzioni più straordinarie mai create dall’uomo,” mi dice con orgoglio mentre affrontiamo le rampe ripide.
Mentre saliamo, Laura mi racconta storie antiche: di soldati che hanno difeso l’impero, delle epiche battaglie, delle donne che hanno cucinato e curato i feriti. Io mi lascio trasportare dalla sua voce, mentre la fatica sembra alleggerirsi, quasi dissolversi.
Nel pomeriggio, visitiamo una tradizionale casa del tè. Sediamo su panche di legno grezzo, e io assaggio per la prima volta il tè oolong. Il sapore è complesso: legnoso, leggermente affumicato, con un retrogusto dolce che si sposa perfettamente con la brezza fresca che ci accarezza. Laura sorseggia il suo tè verde con calma, e io sento che è in quel momento che il viaggio assume un significato più profondo: la calma dopo la salita, la bellezza nel dettaglio.
Giorno 4: Xi’an e l’esercito di terracotta
Ci spostiamo a Xi’an, e l’atmosfera cambia radicalmente. L’aria è più fresca, con un odore terroso e un tocco di carbone bruciato. Visitiamo l’Esercito di Terracotta, e Laura mi guida tra le statue scolpite: “Ogni guerriero è unico, con dettagli minuziosi nelle armature, espressioni diverse e posture variegate.”
Il pranzo è una scoperta culinaria: ravioli ripieni di carne e verdure, serviti con un brodo caldo e speziato. Laura scherza: “Se continui così, diventerai una gourmet!” Ridiamo, mentre assaporiamo ogni boccone come un piccolo tesoro.
Giorno 5: Villaggi rurali e l’arte del ricamo
Lasciamo Xi’an alle prime luci del mattino, l’aria fresca carica di un misto di terra umida e legna bruciata. Il viaggio in treno verso Yangshuo ci offre una pausa riflessiva: il rumore costante delle rotaie, il vociare sommesso dei passeggeri, e il profumo delicato del tè servito a bordo. Laura non smette di descrivermi i paesaggi che scivolano fuori dal finestrino: “Colline carsiche si ergono come sentinelle verdi, punteggiate da piccoli villaggi con tetti grigi e stradine strette.”
Arrivati a Yangshuo, ci immergiamo nella vita rurale. Il villaggio è un intreccio di case tradizionali in pietra e legno, piccoli mercati e anziani seduti a conversare sotto portici ombrosi. Laura mi accompagna tra le bancarelle di artigiani: mi fa toccare stoffe ricamate con incredibile maestria, ogni filo racconta una storia diversa. “Guarda, Chiara,” mi spiega mentre guida la mia mano lungo un tessuto, “questo è il lavoro di una vita. I motivi simboleggiano fortuna e prosperità.”
Per cena, assaggiamo pesce fresco grigliato con spezie locali, accompagnato dal riso glutinoso. I sapori sono intensi e speziati, con note affumicate che rimandano alle montagne circostanti. Laura sembra raggiante, contenta di condividere con me ogni aspetto di questa cultura così ricca e complessa.
Giorno 6: Crociera sul fiume Li e meditazione
Il sesto giorno ci dedichiamo a una crociera sul fiume Li, uno dei fiumi più scenografici della Cina. L’aria è umida e carica di odori freschi: acqua dolce, muschio e la lieve essenza dei fiori selvatici che crescono lungo le rive. Laura mi descrive con entusiasmo: “Le acque serpeggiano tra picchi calcarei, coperti da una vegetazione fitta che sembra tuffarsi nel fiume.”
Durante la crociera, trascorriamo ore immerse nella tranquillità del paesaggio. Il ritmo lento dell’imbarcazione, il fruscio dell’acqua contro la barca, e il cinguettio intermittente degli uccelli creano una calma quasi surreale. Laura mi racconta storie popolari legate al fiume, mentre io cerco di immergermi completamente nell’atmosfera.
A metà giornata, partecipiamo a una sessione di meditazione in un piccolo tempio fluviale. Siedono in cerchio, circondati da lanterne rosse che ondeggiano leggermente al vento. La guida, una donna anziana con una voce calma e rassicurante, ci accompagna in un viaggio interiore, invitandoci a “lasciare andare ogni preoccupazione e ad ascoltare il battito del nostro cuore.”
Il contrasto tra la frenesia della vita cittadina e questa quiete profonda è sconvolgente. La meditazione mi lascia una sensazione di pace che rimarrà con me per il resto del viaggio.
Giorno 7: Villaggio di Longji e la cultura Yao
Il settimo giorno ci dirigiamo verso Longji, famoso per le sue spettacolari terrazze di riso. L’aria qui è più fresca, con una leggera brezza che porta con sé l’odore del riso e della terra bagnata. La salita alle terrazze è impegnativa, ma Laura è instancabile, incoraggiandomi con dolcezza: “Siamo quasi arrivate, Chiara. È una vista che ti ripagherà dello sforzo.”
Le terrazze sono un’opera d’arte scolpita nella montagna, ordinate come un gigantesco mosaico verde e dorato, che segue le curve delle colline con eleganza. Mentre camminiamo, Laura mi guida tra i sentieri stretti, descrivendo ogni dettaglio: “Guarda come il sole gioca con le sfumature del verde, ogni gradino è curato con estrema precisione.”
Trascorriamo il pomeriggio in un villaggio Yao, una minoranza etnica che vive nelle montagne. Le donne Yao sono famose per il loro ricamo e i loro abiti tradizionali, arricchiti da ricami intricati e tessuti colorati. Laura mi fa toccare i tessuti, mi spiega i significati dei vari motivi, e incontro una donna anziana che mi racconta storie della sua infanzia attraverso gesti lenti e parole semplici. La cena è a base di piatti tipici Yao: zuppa di pollo con erbe locali e pane cotto su pietra, sapori profondi e autentici.
Giorno 8: Cultura e arte a Chengdu
Dopo una notte tranquilla, ci spostiamo a Chengdu, famosa per la sua cultura rilassata e il cibo piccante. L’aria è calda e carica di spezie, carne arrostita, e un sottofondo di tè fermentato. Laura descrive la città come “un mix di antico e moderno, con templi nascosti tra grattacieli e vicoli silenziosi tra mercati rumorosi.”
Visitiamo il Tempio di Wuhou, dedicato a Zhuge Liang, uno stratega leggendario. Laura mi guida tra gli edifici in legno e pietra, illustrandomi l’architettura tradizionale, i giardini zen e le statue scolpite con cura meticolosa.
Nel pomeriggio, assistiamo a una dimostrazione di cucina Sichuan. Laura ride mentre provo a mangiare il mapo tofu, noto per il suo sapore piccante e leggermente numbing. “Il trucco è affrontarlo con coraggio!” scherza, mentre io sorrido cercando di abituarmi al fuoco delle spezie.
Giorno 9: Panda e tè del Sichuan
Uno degli highlight del viaggio: il Centro di Ricerca e Conservazione del Panda Gigante. L’aria è fresca, con il caratteristico odore di bambù e terra bagnata. Laura mi guida tra i recinti, mentre il silenzio è rotto dal fruscio delle foglie e dai leggeri richiami dei panda. Tocco la pelliccia di una sciarpa realizzata con fibre naturali e sento l’affetto che le persone nutrono per questi animali. La dolcezza del panda, immerso nel suo habitat, è indescrivibile.
Nel pomeriggio, visitiamo una casa del tè per un approfondimento sul tè del Sichuan. Laura spiega: “Il tè è una vera arte, Chiara. Non è solo una bevanda, ma un rituale.” Proviamo tè profumati con fiori e spezie, un’esperienza sensoriale che mi lascia estasiata.
Giorno 10: Antichi villaggi e calligrafia a Hangzhou
Ci dirigiamo verso Hangzhou, famosa per il Lago Occidentale. La tranquillità della città è palpabile: l’aria è fresca, con un delicato profumo di fiori di loto. Laura mi fa vivere il rito della calligrafia, dove, attraverso la guida esperta di un maestro, provo a scrivere alcuni caratteri cinesi, scoprendo un equilibrio tra forza e grazia.
Giorno 11: Mercati e riscoperta a Shanghai
L’ultimo giorno ci porta a Shanghai. Il contrasto tra la modernità degli edifici e i mercati tradizionali è forte. Laura mi accompagna tra mercati di spezie, tessuti e antiquariato, mentre io assaporo gli ultimi momenti di questo viaggio incredibile, consapevole che ogni dettaglio resterà con me per sempre.
Giorno 12: Ritorno e riflessioni
Il nostro ultimo giorno in Cina è un misto di emozioni contrastanti: la tristezza di lasciare un paese così ricco di storia, sapori e culture, e l’eccitazione di tornare a casa con una valigia piena di ricordi indelebili. La mattina trascorre tra gli ultimi acquisti nei mercati di Shanghai: tessuti, spezie, e piccoli oggetti artigianali che Laura insiste per farmi scegliere come souvenir. L’aria è più fresca rispetto ai giorni precedenti, con una leggera brezza che porta con sé l’odore salmastro del fiume Huangpu e una punta di briochine appena sfornate.
Prima di partire, facciamo una passeggiata lungo il Bund, dove la vista dello skyline moderno contrasta con gli edifici coloniali, un mix tra antico e moderno che sembra racchiudere perfettamente l’essenza della Cina. Laura mi descrive la città con il suo tono calmo: “Guarda come il sole si riflette sulle vetrate dei grattacieli, Chiara. È un contrasto bellissimo, no?” Sorrido, cercando di imprimere nella mente ogni sfumatura del momento.
Al ritorno in aeroporto, il caos è simile a quello dell’andata, ma sembra più sopportabile, forse perché so che sto tornando carica di esperienze straordinarie. La coda per il check-in è lunga, con passeggeri che parlano in varie lingue, e l’odore pungente di cibo e carburante è quasi familiare ormai. Laura mi tiene per mano, rassicurandomi con la sua presenza costante.
Durante il volo, ripenso a ogni dettaglio del viaggio: il freddo del deserto, la dolcezza del tè Sichuan, la tenerezza di un panda che si rotola pigramente sul suo recinto, e la forza delle donne Yao che tessono con orgoglio. Mi rendo conto che, sebbene non abbia potuto vedere con gli occhi ogni paesaggio, ho “visto” la Cina in un modo molto più profondo: attraverso i profumi, i sapori, le voci e le emozioni.
Al nostro arrivo in Italia, l’aria è più fredda, più secca, e l’odore familiare del traffico e del caffè mi accoglie. Sento una leggera malinconia, ma anche una gratitudine immensa per aver vissuto questa avventura in modo così intenso. Laura sembra percepire i miei pensieri e mi stringe la mano, dicendo: “Abbiamo portato un pezzo di Cina con noi, Chiara, ovunque andremo.”
Mentre ci dirigiamo verso casa, mi rendo conto che questo viaggio non è stato solo un’esperienza culturale, ma un viaggio dentro me stessa. Ho imparato che “vedere” non è solo una questione di vista, ma di sentirsi profondamente immersi nel momento, abbracciando ogni senso con curiosità e apertura. E in quel senso, forse, ho visto più di chiunque altro.
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